BREVE PRESENTAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE LILA.

La missione di LILA è quella di promuovere e tutelare il diritto alla salute, affermare principi e relazioni di solidarietà, lottare contro ogni forma di violazione dei diritti umani, civili e di cittadinanza delle persone HIVpositive o con Aids e delle comunità più colpite dall’infezione.

Promuovere il protagonismo, la diretta responsabilità e la piena partecipazione alla vita sociale e civile delle persone HIVpositive e con AIDS, ispirandosi anche ai “Principi di Denver”. Un vero e proprio manifesto scritto a Denver (Colorado) nel 1983 dagli attivisti americani riuniti ad un incontro nazionale sponsorizzato dal Lesbian and Gay Health Education Foundation.Proporre politiche culturali, sociali, preventive e sanitarie intorno alle tematiche dell’infezione del virus HIV, capaci di suscitare risposte concrete al superamento delle diverse problematiche inerenti all’AIDS.

I principi e le metodologie di intervento a cui si ispira LILA si basano sul riconoscimento dei singoli e delle comunità, seguendo l’approccio della sospensione del giudizio e del rispetto dei differenti stili di vita, orientamenti sessuali, ideologie, religioni, scelte terapeutiche e delle differenze di genere.

L’Associazione agisce nel rispetto della confidenzialità e dell’anonimato delle persone, siano esse al di fuori o all’interno della federazione e si adopera per mantenere la autonomia di azione e l’indipendenza politica ed economica.

LILA è un’associazione GIPA -Great Involvement People with HIV/AIDS-, principio stilato dall’UNAIDS che mira ad accrescere la partecipazione e responsabilizzazione delle persone che vivono con l’HIV nella difesa dei propri diritti e nei processi decisionali della loro vita, così da ampliare anche la qualità e l’efficacia della lotta contro l’AIDS.

Per le associazioni ciò significa avere al proprio interno persone HIVpositive rappresentate negli organi politici e decisionali.

LILA ha una storia ormai trentennale alle spalle.

Chiediamo a Lella Cosmaro, responsabile dei progetti e delle relazioni internazionali di LILA – Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS, qual è la missione e quali sono i principi a cui si ispira la Associazione.

I principi a cui si ispira LILA, e quindi anche LILA Milano, la sede di LILA di cui sono parte, sono stati sinteticamente già indicati nella presentazione iniziale.

La nostra associazione è nata oltre 30 anni fa per dare risposta a una grave emergenza sanitaria, quella del diffondersi dell’AIDS alla fine degli anni Ottanta, ma il focus principale del nostro agire e dei nostri interventi è sempre stato quello di sostenere le persone e difendere i loro diritti, primo tra tutti quello alla salute.

Due delle più gravi conseguenze della pandemia da HIV sono state e rimangono tuttora lo stigma e la discriminazione rivolte alle persone con HIV (PLHIV) e a tanti altri gruppi che si vogliono spesso collegare a questa patologia: persone LGBTIQ+, che fanno uso di sostanze, detenute, migranti, sex worker…

Sebbene in 40 anni di storia dell’HIV si siano fatti enormi passi avanti in termini di disponibilità di terapie, aspettativa di vita e qualità di vita per le PLHIV, stigma e discriminazione sono ancora drammaticamente presenti e costituiscono una enorme barriera per l’accesso ai servizi di prevenzione, testing e cure per l’HIV e altre infezioni sessualmente trasmissibili (IST). Cito anche queste patologie poiché, nel corso degli anni, così come è accaduto per tutte le organizzazioni che operano nel nostro settore, LILA ha esteso le sue competenze e i suoi servizi anche al contrasto delle epatiti e delle altre IST.

La mission di LILA è quindi quella di essere dalla parte delle persone per tutelarne, in primis, il diritto alla salute nel senso più ampio del termine, che va ben oltre il significato di assenza di malattia, ma comprende anche la condizione di benessere fisico, sociale e mentale, che permette di condurre una vita produttiva sul piano individuale, sociale ed economico.

Questo comporta, oltre all’implementazione di interventi di prevenzione e all’offerta di servizi di testing e accompagnamento ai servizi di cura, il contrasto allo stigma, il coinvolgimento attivo e l’empowerment di coloro a cui ci rivolgiamo e che si rivolgono a noi, la realizzazione di progetti e ricerche psicosociali che tendano a produrre quei cambiamenti che ci auspichiamo, l’advocacy per modificare il contesto politico e legislativo rispetto a determinate tematiche (droghe, carcere, migrazione, diritti delle persone LGBTIQ+, accesso all’educazione alla salute sessuale e riproduttiva – solo per fare alcuni esempi).

In Italia abbiamo visto nascere in questi giorni un governo di centro-destra con una forte impronta conservatrice.

Lei pensa che alcune delle conquiste in tema di diritti civili possano essere rimesse in discussione da questo Governo e quali sono i principali progetti che LILA sta portando avanti per i prossimi anni anche a presidio di tali diritti.

L’avvento del nuovo governo ci preoccupa molto, poiché tante delle istanze su cui lavoriamo e facciamo advocacy da 30 anni rischiano di fare passi indietro.

Ci sono molti esempi di temi che ci stanno a cuore e che potrebbero andare incontro a cambiamenti negativi. In materia di diritti delle persone LGBTIQ+, per esempio, ci sono tante questioni che purtroppo anche la mancata approvazione del Ddl Zan ha contribuito a lasciare aperte. Oltre alla mancanza di una legge che punisca l’omo-transfobia e tutti gli atti di discriminazione che ne derivano, potrebbero aumentare le barriere all’introduzione di interventi strutturati e continuativi di educazione (alla salute) sessuale negli istituti scolastici, da sempre assenti o molto carenti. Sarebbe invece importante educare precocemente i bambini e le bambine a rispettare le diversità – non solo in tema di sesso, orientamento sessuale e identità di genere, ma certamente partendo anche da queste – per arrivare ad affrontare anche le differenze tra culture, nazionalità, estrazione sociale, diverse abilità. Altri timori, sempre in tema di diritti LGBTIQ+ o diritti delle donne, sono relativi al perdurare degli ostacoli all’adozione e al mancato riconoscimento della genitorialità del genitore non biologico nelle famiglie arcobaleno, e a modifiche in senso restrittivo della legge sull’aborto.

Per fare un altro esempio, in materia di droghe siamo davvero molto indietro rispetto a quelli che sono ormai diritti riconosciuti dalle principali agenzie internazionali WHO, UNAIDS, OHCHR, Office United Nations High Commissioner for Human Rights, UN Women e altre che, a partire dal 2016, hanno portato con forza il tema dei diritti umani e l’approccio di salute pubblica nelle politiche in materia di droghe: equità, giustizia sociale, interventi basati sull’evidenza e sulle necessità delle persone.

In Italia, dopo anni di silenzio e di assenza di un confronto nazionale allargato su questo tema, nel novembre 2021 a Genova si era tenuta la VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze che aveva portato a qualche passo nella giusta direzione: l’impegno da parte del precedente governo alla modifica della legge 309/90 nella direzione della depenalizzazione e decriminalizzazione completa dell’uso personale di droghe; la disponibilità a finanziare adeguatamente i servizi di Riduzione del Danno per le persone che usano droghe, Livello Essenziale di Assistenza (LEA) dal 2017, anche attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e a implementarli attraverso un processo partecipato da società civile, operatori dei servizi e persone consumatrici.

Tenuto conto che il nuovo governo si è espresso più volte in favore di un approccio punitivo e repressivo in materia di droghe – nonostante ormai il mondo intero abbia riconosciuto il fallimento della “War on Drugs” e della “Tolleranza Zero” – si teme ovviamente una ennesima battuta di arresto, se non addirittura un passo indietro rispetto alle poche conquiste fin qui compiute a livello nazionale.

È da sottolineare che nelle scorse settimane il Comitato delle Nazioni Unite incaricato di sovrintendere all’attuazione del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, dopo avere esaminato la condotta di diversi Paesi tra cui l’Italia, si è detto “preoccupato per l’approccio italiano che punisce il consumo di droghe e per l’insufficiente disponibilità di programmi di riduzione del danno”, raccomandando alla nostra nazione non solo di “migliorare la disponibilità, l’accessibilità e la qualità di questi ultimi” ma anche di “rivedere le politiche e le leggi sulle droghe per allinearle alle norme e alle migliori pratiche internazionali in materia di diritti umani”.

Le politiche italiane sulle droghe rimangono quindi tuttora in contrasto con le norme internazionali che tutelano i diritti umani. Fortunatamente la società civile italiana ha costituito un network molto attivo, ItaRDD (la rete italiana per la Riduzione del Danno) di cui LILA fa parte insieme a Forum Droghe e tante altre organizzazioni e gruppi di persone che usano droghe, che insieme continueranno a contrastare le derive repressive.

Senza dilungarmi oltre, sottolineo altri temi su cui sicuramente sarà necessario contrastare le azioni repressive del nuovo governo: quelli in materia di migranti (abbiamo già assistito alle prime prese di posizione a pochi giorni dal suo insediamento), l’introduzione del Decreto Legge in materia di occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali (art. 434 bis del Codice Penale) – un provvedimento dai contorni vaghi che criminalizza i giovani (ma non solo), mettendo al centro il loro uso di sostanze illegali e mira a introdurre pene sproporzionate.Per concludere con poche parole, la preoccupazione è indubbiamente forte e dovremo lavorare molto.

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Paola Pizzighini

Sono Avvocato Giuslavorista con 10 anni di esperienza nei più affermati studi legali Milanesi a cui è seguita una lunga esperienza in Confindustria in cui ho potuto sviluppare le mie capacità relazionali ed empatiche nelle relazioni industriali e istituzionali.

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