LE INTERVISTE MILANO SPARKLING METROPOLIS ALBERTO BONISOLI

LE INTERVISTE MILANO SPARKLING METROPOLIS INTERVISTA 

IL MINISTRO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI

ALBERTO BONISOLI 

Alberto Bonisoli, classe 1961, mantovano, esperto nel settore dell’alta formazione e del design, sviluppatore di progetti internazionali, arriva dal mondo del contemporaneo, della ricerca, del management e della progettazione. Bocconiano, è Direttore di NABA e dal 1 giugno 2018 Ministro dei Beni e delle attività Culturali in quota Movimento 5 stelle.

Ministro Bonisoli, siamo a Milano la città della Moda e del Design, quali sono i progetti del suo Ministero per valorizzare questo patrimonio culturale ed economico?

C’è un tavolo della Moda complessivo tra il Ministero dei Beni Culturali e quello dello Sviluppo Economico. All’interno di questo tavolo ci siamo divisi i compiti e quelli di cui mi faccio promotore come Ministro dei Beni Culturali sono due: uno è quello che riguarda il cosiddetto patrimonio culturale della Moda argomento che è oggetto della Commissione che si riunirà mercoledì prossimo e alla quale chiederò di proporre delle azioni politiche per far si che ci siano una o diverse entità, come per esempio un museo, che mettano a disposizione del cittadino il patrimonio culturale della Moda.

Ad oggi non c’è un Museo della Moda vero e proprio e Milano da questo punto di vista ha del terreno da recuperare, perché chiunque arriva a Milano si aspetta di poter visitare un Museo della Moda che non c’è. Palazzo Morando a Milano infatti non ha questa funzione perché è solo un luogo espositivo e non un Museo.

E per il Design?

Il tema del Design è simile a quello della Moda. Però nel campo della Moda è naturale che ci siano dei momenti museali legati a dei territori ben precisi, per cui per esempio a Milano c’è un fenomeno Moda molto importante e mi sembra giusto che un Museo ci sia.

Per il Design invece il discorso è diverso perché è un fenomeno più sparso, avendo a che fare con delle sensibilità molto più varie, pensate per esempio ai musei d’impresa che sono sparsi un po’ in tutta Italia soprattutto al centro nord o nella zona intorno a Firenze. Perciò in questo caso bisogna trovare delle soluzioni diverse. L’importante però, ed è quella la cosa che stiamo facendo adesso e di cui sono molto contento, è di ragionare di Moda e di Design come due pezzi del patrimonio culturale italiano. Insomma è giunto il momento di dargli la dignità che si merita.

E’ recente la polemica sulle domeniche gratuite al Museo, che hanno sempre un grande successo di pubblico e che il suo Ministero vorrebbe modificare. Quali sono i provvedimenti che volete attuare su questo tema?

Devo far polemica? No! Noi abbiamo già preso questa decisione che verrà lanciata con l’anno nuovo che prevede che ci saranno più giornate gratuite per tutti i Musei statali in Italia dando, e anche di questa cosa sono molto contento, la possibilità di far fare ai Direttore dei Musei quello per cui sono pagati, cioè i gestori. Non devono fare i funzionari pubblici che eseguono direttive dall’alto ma devono prendere delle decisioni e le decisioni le prendono in base a quelli che loro ritengono essere gli obiettivi e la capacità di raggiungere questi obiettivi, quindi per esempio il direttore della Pinacoteca di Brera prenderà le decisioni che ritiene più opportune, ha un tot di giornate a disposizione e l’importante è che renda fruibile questo patrimonio che abbiamo a Milano alla cittadinanza di Milano e ai turisti e contemporaneamente recuperi quei due euro che servono per mantenere in vita non solo Brera ma tutto il polo museale lombardo.

Vorrei anche annunciare un provvedimento importante per la città di Milano. Relativamente al quartiere QT8 l’intenzione è quella di mettere sotto tutela l’intero quartiere e stiamo quindi ragionando per avviare questo processo. Ciò vuol dire che diventerà parte del patrimonio culturale italiano e quindi il valore del QT8 viene innalzato perché è qualcosa che ha a che fare con la memoria collettiva.

Come domanda finale vogliamo chiedere al Ministro Bonisoli, che dal 1 giugno ha assunto la responsabilità del Ministero dei beni e delle attività culturali, come sono stati questi primi mesi da Ministro e quali sono le priorità che pensa debbano essere subito affrontate.

Come manager sono abituato a gestire delle situazioni complesse, ma devo dire che la gestione di un Ministero ha delle complessità particolari.

Per fare un esempio, se oggi prendo una decisione questa può avere effetto anche tra molti mesi perché devo concertare la mia azione con quella di altri Ministeri o con la Corte dei Conti.

In generale, però, per me l’importante è fare le cose bene quindi penso che sia necessario in primo luogo incrementare il numero di funzionari del Mistero dei Beni e delle Attività culturali perché sono la benzina senza la quale la macchina-Ministero non può funzionare.

Inoltre, per me sono molto importanti le persone. Dobbiamo smettere di giocare con la vita delle persone e per questo io sto facendo un ciclo di assunzioni e da ultimo abbiamo assunto 160 restauratori di cui circa la metà aveva già lavorato per il Ministero anche da 10 anni quindi io in realtà di nuove assunzioni ne ho fatte solo 80 per le altre ho solo messo a posto delle situazioni che per me non funzionano.

Un altro punto importante è quello della tutela del patrimonio culturale.

Da questo patrimonio penso si possa e si debba ricavare anche un valore economico e in ciò non ci vedo niente di male. Però, in primo luogo, il patrimonio culturale dovrebbe essere il più possibile disponibile gratuitamente e bisogna essere attenti a non essere troppo aperti al compromesso e quando prendi delle decisioni devi pensare che sono beni che sono patrimonio anche delle future generazioni e quindi ponderare molto bene le scelte.

Un’altra cosa importante è quella legata al fatto avendo sempre lavorato a Milano mi rendo conto della differenza di prospettiva di chi siede al Ministero rispetto al concetto di beni culturali.

Per esempio, a Roma il mio ufficio al Ministero è in un palazzo del seicento e fuori dalla porta c’è un sarcofago romano e questo per dire che chi siede al Ministero è portato a pensare che i beni culturali siano questi, mentre già l’arte contemporanea viene vista come roba secondaria, per non parlare della moda e del design.

Questo atteggiamento penso sia sbagliato, non dal punto di vista ideologico ma concreto proprio perché il Ministero si chiama dei Beni e delle attività culturali e considerato che sono queste attività che portano lavoro queste sono altrettanto importanti. Quindi non ci sono solo beni culturali da conservare ma anche una serie di attività culturali da sviluppare e questo che sia fatto dai privati che facciano assunzioni o dallo stato con fondazioni ecc. l’importante è dare attenzione a queste attività anche se il problema è che c’è una situazione molto caotica e va messa in ordine.

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Paola Pizzighini

Sono Avvocato Giuslavorista con 10 anni di esperienza nei più affermati studi legali Milanesi a cui è seguita una lunga esperienza in Confindustria in cui ho potuto sviluppare le mie capacità relazionali ed empatiche nelle relazioni industriali e istituzionali.

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