SINONIMI DI MEMORIA
Arte per la consapevolezza
a cura della Commissione Artistica 2021/2022 Sara Montani/ Simonetta Chierici/ Vincenzo Pellitta
apertura mostra: 18 gennaio – 6 febbraio 2022
orari: lunedì – venerdì 10.00-13.00; 14.30-18.30 sabato – domenica 11.00-13.00; 14.30-18.30
sede: Museo della Permanente
Ingresso libero
obbligo di Super Green pass e mascherina Ffp2 Regole di accesso complete su www.lapermanente.it
Sinonimi di Memoria. Arte per la consapevolezza è un progetto intergenerazionale, che coinvolge il mondo dell’arte e quello della formazione e impiega più linguaggi espressivi: arti visive, interviste, letture, riprese audio/video, docufilm, testi narrativi, reading, per elaborare riflessioni sui temi della Libertà e della Memoria.
La mostra si incentra sulla rassegna personale dell’artista italo-israeliana Sabina Schkolnik Saad e sui contributi degli artisti della Permanente, del regista Alberto Nacci, di due scrittori e di duecentoventi studenti dei licei Artistico di Brera e Scientifico Primo Levi di San Donato Milanese. I giovani che hanno partecipato al progetto hanno conosciuto, in videoconferenza, Sabina Schkolnik Saad, che si è raccontata presentando le sue opere, ed hanno tratto spunti di riflessione dalla lettura di due libri: Il profumo di mio padre di Emanuele Fiano e Ricordare il futuro. Per una storia non epurata della Shoah di Nicola Reale. Contenuti della mostra
• La stella gialla. Dialogo con un simbolo
Mostra personale di Sabina Schkolnik Saad, a cura di Sara Montani. Rassegna di oltre quaranta opere dell’artista italo-israeliana, figlia di sopravvissuti all’Olocausto, che si è formata artisticamente in Italia, per poi trasferirsi in Israele.
• Volti della memoria
Docufilm-intervista. Regia di Alberto Nacci. Undici artisti della Permanente raccontano la libertà con cui hanno vissuto la loro attività creativa, dal periodo della formazione all’oggi.
• Riflessioni e Testimonianze
Opere grafiche, pittoriche, pensieri e video selezionati tra quelli realizzati dagli allievi del Liceo Artistico di Brera e del Liceo Primo Levi di San Donato Milanese, maturati a partire dalle letture Il profumo di mio padre di Emanuele Fiano (Edizioni Piemme, Milano, 2021) e Ricordare il futuro. Per una storia non epurata della Shoah di Nicola Reale (Edizioni De-Comporre, Gaeta, 2021).
Sabina Schkolnik Saad
La Stella Gialla. Dialogo con un simbolo
La Stella Gialla. . Dialogo con un simbolo è una rassegna di oltre quaranta opere dell’artista italo-israeliana Sabina Schkolnik Saad.
Si tratta di lavori realizzati nell’arco di un decennio, a partire dal 2008, sino ad anni recenti, utilizzando diversi materiali e tecniche. La Stella Gialla era un marchio di disprezzo e di vergogna che il regime nazista impose agli ebrei di portare sui loro abiti, sia in Germania che nei paesi da essa occupati, al fine di poterli identificare in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo.
L’ordine di contrassegnare gli ebrei con tale distintivo era stato imposto da Reinhard Heydrich in seguito ai disordini della Notte dei Cristalli nel novembre del 1938. L’obbligo di indossare il distintivo giallo sul lato sinistro degli abiti riguardava tutti gli ebrei, a partire dall’età di sei anni.
Al centro della stella, che era grande come un pugno e non meno di 10 centimetri di diametro, vi era, scritta in nero, la parola JUDE. Anche dopo che gli ebrei furono rinchiusi nei ghetti e quindi fisicamente isolati dal resto della popolazione, l’ordine di contrassegnarli con la Stella Gialla non fu abolito. Gli ebrei che dimenticavano di portare la Stella quando uscivano di casa erano soggetti a multe, a reclusione e perfino mandati a morte per fucilazione. La “marchiatura” degli ebrei fu uno dei decreti più umilianti che permise di separarli dal resto della popolazione.
Con questo stigma di umiliazione dell’umano e dell’orrore dell’Olocausto, l’artista italo-israeliana Sabina Schkolnik Saad ha intrapreso un dialogo artistico-visivo. In questo dialogo, la Stella Gialla rappresenta la metafora dello sterminio di massa degli ebrei, ma è anche un simbolo associato alle usanze del lutto nell’ebraismo ed un elemento decorativo.
Attraverso un nucleo significativo di opere esposte in mostra, l’artista intende dar vita ad interpretazioni ed emozioni che generano un senso di identificazione con il dolore di coloro che furono trucidati e di coloro che sopravvissero all’inferno dei campi di concentramento.