FONDAZIONE PRADA MILANO
LE MOSTRE APERTE SINO AL
26 FEBBRAIO
SLIGHT AGITATION 3/4: GELITIN
Sino al 26 Febbraio 2018
AVVISO AI VISITATORI:
Questa mostra include rappresentazioni di situazioni violente che potrebbero urtare la sensibilita di alcuni visitatori.
É fortemente sconsigliata la visita ai minori, per i quali e comunque obbligatorio l’accompagnamento da parte di un adulto, che si assumerà la responsabilità di tale visita.
“Slight Agitation 3/4: Gelitin” è il terzo capitolo del progetto espositivo ideato dal Thought Council della Fondazione, composto da Shumon Basar, Cédric Libert, Elvira Dyangani Ose e Dieter Roelstraete.
Costituito da quattro commissioni site-specific che si succedono negli spazi della Cisterna della sede di Milano, “Slight Agitation” prosegue nella sua terza fase con l’intervento del collettivo austriaco dei Gelitin, composto da Wolfgang Gantner, Ali Janka, Florian Reither e Tobias Urban. Il loro lavoro segue quello di Tobias Putrih (Slovenia, 1972) e Pamela Rosenkranz (Svizzera, 1979), mentre Laura Lima (Brasile, 1971) sarà l’artista dell’ultima fase di “Slight Agitation”.
Dopo l’installazione di Tobias Putrih che riguardava i concetti di gioco, politica ed emancipazione e il capitolo realizzato da Pamela Rosenkranz che coinvolgeva tutti i sensi dei visitatori per sollecitare reazioni mentali e corporee, i Gelitin realizzano un progetto dal titolo POKALYPSEA-APOKALYPSE-OKALYPSEAP. Le tre grandi sculture che lo costituiscono fanno esplicito riferimento ad archetipi architettonici di derivazione classica (l’arco di trionfo, l’obelisco e l’anfiteatro), sovvertendone le componenti retoriche e monumentali. Concepite tanto come simboli quanto come strutture per un vivere quotidiano, le tre installazioni tracciano un metaforico arco tra ciò che è chiuso e individuale e ciò che è aperto e collettivo, dall’esplicitamente erotico alla gioia sublimata dello stare insieme. Questo intervento si inserisce all’interno della loro pratica artistica che, a partire dagli anni Novanta, si è misurata con la reinterpretazione dell’arte dei totalitarismi e della performance, sviluppando una radicale critica verso le istituzioni. I loro lavori hanno anticipato i codici dell’Estetica relazionale e inventato un linguaggio scultoreo e un approccio all’installazione anarchici e irriverenti.
Lo spazio centrale della Cisterna è occupato da Arc de Triomphe (2003-17), la riproduzione di una figura maschile “alta come un elefante”, realizzata in legno, acciaio e plastilina. Se la forma e le dimensioni della scultura suggeriscono l’idea dell’arco romano, la presenza di una fontana funzionante, inglobata come un elemento fallico nella stessa struttura, trasforma lo spazio espositivo in un luogo collettivo in cui si manifesta in pieno l’approccio liberatorio dei Gelitin.
L’ambiente di sinistra accoglie una scultura “alta come una giraffa”, costituita da blocchi di polistirolo che ricorda, allo stesso tempo, le tipiche costruzioni degli Inuit, un obelisco monumentale o ancora un sigaro disposto su un grande tavolo.
Il terzo lavoro è una struttura a spirale in legno che assume la configurazione di un anfiteatro romano.
I visitatori non solo possono entrare all’interno della scultura e sedersi sugli spalti, ma sono chiamati a fumare una sigaretta al centro dell’installazione. Chi decide di condividere questa azione banale con gli altri spettatori presenti diventa protagonista di una breve performance effimera che, secondo i Gelitin, si colloca a metà strada tra il Teatro dell’assurdo di Samuel Beckett e un’esibizione al karaoke.
QUESTIONING PICTURES
STEFANO GRAZIANI
Sino al 26 Febbraio 2018
“Questioning Pictures” è un nuovo progetto espositivo di Stefano Graziani per l’Osservatorio in Galleria Vittorio Emanuele II. La mostra, curata da Francesco Zanot, include un nuovo corpus di opere commissionate dalla Fondazione che esplorano la fotografia come strumento di narrazione, catalogazione e reinterpretazione.
Graziani indaga sistemi di archiviazione e conservazione di musei come il Canadian Centre for Architecture (CCA) di Montreal, il Sir John Soane’s Museum di Londra, il Kunstmuseum Basel, il Museum Insel Hombroich di Neuss, il Museo di Castelvecchio a Verona e la gipsoteca del Museo Canova di Possagno, concentrandosi sul rapporto ambivalente tra fotografia e oggetto museale. Il fotografo si muove su un territorio ambiguo: da una parte svolge un lavoro di documentazione di materiali diversi come disegni e modelli architettonici, libri, fotografie e dipinti, dall’altra intraprende un percorso di interpretazione attraverso un uso attento delle luci e degli angoli di ripresa e l’inclusione nei suoi scatti di elementi di disturbo. Le sue fotografie non solo rivelano raccolte museali e archivi a cui solitamente il pubblico non ha accesso, ma li riattivano secondo logiche e prospettive del tutto soggettive.
Attraverso un dispositivo allestitivo, concepito dallo studio OFFICE Kersten Geers David Van Severen come un sistema di paraventi colorati e modulabili, disposti sui due livelli dell’Osservatorio, si creano degli accostamenti visivi e semantici inaspettati tra le fotografie e tra gli oggetti rappresentati. Il modello di un edificio di Aldo Rossi è collegato a un disegno di Gordon Matta-Clark, un album fotografico di fine Ottocento su Pompei è accostato a un plastico del Pantheon in mostra al Sir John Soane’s Museum di Londra, un gesso di Antonio Canova conservato a Possagno dialoga con le Tre Grazie di Lucas Cranach esposte al Kunstmuseum Basel e ancora una maquette di un progetto utopico di Cedric Price è associata a un prototipo di tavolo disegnato da Mies van der Rohe. Ciò che unisce questo insieme eterogeneo di oggetti e opere d’arte è il pensiero di Graziani, la cui visione li trasforma in nature morte, disorientanti e inattese.
Per Info:
FONDAZIONE PRADA
Milano
Largo Isarco, 2
20139 Milano
t. +39 02 5666 2611
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