L’esposizione rientra nel progetto espositivo “Musei del mondo a Palazzo Reale” nato con l’intento di far conoscere le collezioni e la storia dei più importanti musei internazionali.
Il percorso cronologico ripercorre l’intera vita artistica di Monet attraverso le opere che egli stesso considerava fondamentali, tanto da custodirle gelosamente nella sua abitazione di Giverny senza mai venderle. Suddivisa in sette sezioni, l’esposizione introduce alla scoperta di opere chiave dell’Impressionismo e della produzione artistica di Monet sul tema della riflessione della luce e dei suoi mutamenti.
Il percorso della mostra inizia con una sezione sulle origini del Musée Marmottan Monet che avvierà la sua collezione con un nucleo dedicato allo Stile Impero per poi arricchirsi con la più vasta raccolta al mondo di opere di Claude Monet grazie al lascito del figlio minore e discendente diretto del pittore, Michel Monet. La sala è allestita con mobili originali del periodo napoleonico, in omaggio a Paul Marmottan, il fondatore del Musée Marmottan Monet, da cui provengono le opere esposte.
La seconda sezione ci parla della pittura en plein air che grazie allo sviluppo della rete ferroviaria e l’invenzione del colore in tubetto si sviluppa nell’Ottocento. Questa nuova opportunità richiedeva, però, alcune innovazioni, per cui gli artisti preferivano le tele piccole, il tratto doveva essere più rapido per catturare l’immediatezza di ciò che si aveva di fronte e la gamma dei colori impiegati diventava più chiara. Si passa quindi alla terza sezione che entra nel cuore del tema della mostra: la luce impressionista. Per dipingere dal vero, gli impressionisti prediligono la sensazione prodotta da un paesaggio o dalle scene di vita moderna più che il soggetto stesso. Anche per Monet, diventa essenziale cercare di cogliere le variazioni luminose e le impressioni cromatiche dei luoghi che osservava e il modo in cui un soggetto viene trasfigurato dalla luce.
La sezione successiva, “Da Londra al giardino: nuove prospettive” ci mostra le opere di Monet dipinte prima a Londra, dove cerca di catturare la nebbia impalpabile che copre le architetture e la luce mutevole che sfiora la superficie dell’acqua. E poi a Giverny con le famose Ninfee dipinte dal 1904 e 1907, dove, eliminata anche la linea dell’orizzonte, rimangono soltanto i riflessi della vegetazione che cresce intorno lo stagno e le ninfee appena abbozzate.
La quinta sezione è dedicata alle grandi decorazioni che Monet realizza dal 1914 fino alla sua morte avvenuta nel 1926. Si tratta di 125 pannelli di grandi dimensioni che hanno come soggetto il giardino d’acqua di Giverny. Una selezione famosa di queste opere è conservata all’Orangerie di Parigi ma anche la mostra di Palazzo Reale ne presenta una raccolta suggestiva con quadri in cui si annulla ogni riferimento prospettico reale e ci si immergere nella distesa d’acqua del laghetto.
La sesta sezione è intitolata all’astrazione, che entra nella pittura di Monet anche in conseguenza della sua progressiva cecità, che comporta una riduzione della sua tavolozza ai toni del marrone, rosso e giallo. Infine, la settima sezione dedicata alle rose è un omaggio all’artista e ai colori cangianti della natura effimera dei fiori. Il quadro “Le rose” è stato dipinto nel 1926 all’età di 85 anni ed è uno degli ultimi dipinti del Maestro.
La mostra è accompagnata da pannelli didattici per ogni sala e per ogni quadro e da video relativi al Museo Marmottan Monet e alla vita dell’artista ritratto nel suo giardino di Giverny, oltre ad un suggestivo corridoio d’entrata immerso nelle luci dei colori dei quadri di Monet.
Ho potuto ammirare i quadri di Monet nella sede del Museo Marmottan Monet di Parigi. L’ambientazione del Museo di Parigi è più semplice ed immediata essendo i quadri esposti in una villa con le stanze illuminate con la luce naturale e mischiate ad altre opere ed arredi. La mostra di Palazzo Reale è più suggestiva perché il numero di quadri Monet è più concentrato ed il buio delle sale mette in maggiore risalto le tele. Peccato per il sovraffollamento che mi ha impedito di godere appieno delle opere poichè non mi è stato possibile soffermarmi a contemplare i quadri. Paola Pizzighini